Parole del lunedì, 8 aprile 2024

L’uscita del libro “The Jesuits. A Thematic History” ha provocato qualche sbornia. Il sito ha visto impennare le visite dagli USA, quindi ho aperto una sezione “English Words” e ho linkato qui le notizie utili alla promozione del libro. Conto di parlarne ancora a lungo, del libro, ma oggi riprendo con i consigli e i commenti del lunedì.

Parole di sport

Ho risolto la mia crisi con il calcio. Tutto il merito va al mio amico David. Da anni ormai la fede calcistica, quella nell’Udinese, non era sufficiente a farmi seguire il campionato di Serie A a causa della eccessiva bruttezza delle partite (stasera conto di guardare Udinese-Inter in TV, ma le aspettative sono bassine). Come un virus, la bruttezza mi aveva condizionato causando la personale lontananza anche dalle competizioni internazionali per club e per squadre nazionali. Insomma, non guardavo più il calcio. Siccome David è persona affidabile – i suoi consigli musicali sono sempre preziosi – ho seguito il suo suggerimento: “prova a guardare il calcio inglese”. Capperi, è tutt’altro sport rispetto a quello che sbirciavo soffrendo negli stadi italiani e che mi aveva motivato all’abbandono. La simulazione, per fare un esempio, viene aborrita dal pubblico e ridicolizzata dagli arbitri. Tra Manchester, Londra e Liverpool si sta aprendo un nuovo orizzonte: progressive football, lo definirei (anche se a me viene sempre da chiamarlo soccer, in omaggio al Paese nel quale ho imparato la lingua). Grazie, David!

Parole di storia del cristianesimo

La memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace, scrisse Primo Levi. Ho ripensato a questa incontrovertibile verità leggendo il libro autobiografico del teologo Severino Dianich, Troppo breve il mio secolo.
Vi spiego perché, prendendomi la libertà di non essere troppo sintetico in casa mia (tale considero il sito) e dandovi così un esempio di come ragiona e lavora uno storico, specie se quello storico sono io.
Parto da una citazione presa, appunto dal libro:
“Deve essere accaduto agli inizi degli anni Novanta. Il senatore Bruno Kessler [che però è morto nel 1991, qui suona il primo campanello d’allarme per lo storico lettore], presidente della Provincia autonoma di Trento [carica ricoperta però tra 1960 e 1974], lancia l’idea di una possibile istituzione, da parte della Provincia, di una Facoltà di Teologia aconfessionale o interconfessionale”.

Dianich ricorda male non il periodo ma il protagonista del progetto, che non fu Bruno Kessler ma un suo delfino politico, il senatore Tracisio Andreolli (che ricoprì la carica tra 1996 e 2001). Lo confermano altre letture. Poiché io lavoro nella Fondazione che a Bruno Kessler è dedicata, era inevitabile che la questione mi sollecitasse l’attenzione. Si tratta evidentemente di pedanteria, di una deformazione personale: ricostruire date e corrispondenze è un procedimento talmente familiare per me che faccio fatica a non sentire le stonature. Chissà, forse lo stesso capita ai musicisti quando percepiscono una nota sbagliata. Non lo scrivo per sminuire un libro interessante da leggere (altrimenti non lo avrei neppure nominato, fedele alla regola di non scrivere mai di libri brutti), ma perché mi pare un bell’esempio per chiarire una cosa in più del mestiere di storico.

Come andò a finire? Lo lascio spiegare alle parole di Dianich, consapevole che sono i fatti a contare:
“Pochi anni prima ero stato eletto presidente dell’Associazione Teologica Italiana [carica ricoperta da Dianich tra 1989 e 1995] e fui chiamato dall’ispiratore di quel progetto, lo storico Iginio Rogger, a far parte, con Giuseppe Alberigo, Luigi Sartori e Pino Ruggieri, fra gli altri, della Commissione di fattibilità dell’idea. Inutile dire che ne eravamo tutti entusiasti. Si prospettò anche la possibilità che venissero coinvolte anche altre religioni. Sarebbe stata un’istituzione originale in Italia, una significativa novità nell’impostazione degli studi teologici. Saggiamente, il professor Alberigo, che, oltre a essere un valente studioso, era un navigato manager della ricerca scientifica, si preoccupò di consolidare il cardinale Pio Laghi, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica [carica assunta nel 1991]. Sarebbe stato difficile, infatti, attirarvi i giovani, se la laurea di una istituzione di tal genere non avesse aperto loro la via dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole dello Stato. Il cardinale non manifestò una vera e propria pregiudiziale contraria. Sembrò che la via fosse percorribile. Chi si interpose duramente fu l’arcivescovo di Trento, Giovanni Sartori [in carica 1987-1998], un intransigente difensore della vecchia Teologia controversista, che riuscì a far morire, appena nato, un brillante progetto innovatore nel campo degli studi” (pp. 116-17).

Un’occasione sprecata, al netto di chi dell’idea fu ispiratore.